Un addio con commozione
21-04-2014 - Philipp Peter ha ufficializzato il suo ritiro dalle competizioni.News a cura di NICOLA BOTTANI
Alla fine gli è scesa anche la lacrimuccia, al Lido di Lugano, dove ha ufficializzato il suo addio alle corse.
E ci sta tutta, la lacrima di commozione, poiché sui circuiti di tutto il mondo ha gareggiato per un quarto di secolo, senza dimenticare i cinque anni passati inizialmente al volante di un kart, per farsi le ossa.
«Ripercorrendo la mia carriera in vista di questo annuncio, mi sono reso conto che ho disputato oltre quattrocento corse, salendo cento volte sul podio e festeggiando anche trenta vittorie assolute, non solo di classe. Ho vissuto moltissime esperienze e molte sono state felici. Su tutte spicca quella alla 24 Ore di Le Mans del 2002, che avevo concluso al terzo posto assoluto con una vettura ufficiale della Audi insieme ai tedeschi Marco Werner e Michael Krumm, miei compagni d’equipaggio. Oppure mi piace ricordare il successo nella Porsche Supercup colto nello stesso anno a Montecarlo, a margine del Gran Premio di Formula uno, e anche il primo gradino del podio assoluto centrato nel 2013 alla 12 Ore di Sebring.
Adesso, però, è davvero giunto il momento di voltare definitivamente pagina», ha detto Philipp Peter, ossia colui che a 45 anni quasi suonati - li compirà il 6 aprile - ha deciso di dare l’addio all’automobilismo da competizione.
Philipp, originario di Vienna ma cresciuto a Lugano, dove si è dedicato anche all’hockey su ghiaccio con la maglia bianconera prima e quella del Pregassona poi, ha voluto riunire parenti, amici e rappresentanti della stampa al ristorante del Lido di Lugano perché lì ha uno dei suoi interessi economici. Infatti, è uno dei soci della società che gestisce il ristorante.
Il lavoro che ha scelto di fare... da grande è però quello del promotore immobiliare, poiché gli è stata offerta la direzione della sede luganese della Wetag Consulting. E lui ha deciso di accettarla, avendo già le mani in pasta da qualche anno, in questo settore.
«Comunque, ho pensato soprattutto a mia moglie Patrizia e ai miei figli, ossia Phinn e Phiona, che hanno sette e quattro anni e voglio assolutamente godermi mentre crescono. Già nel 2007, anno in cui avevo disputato trentatrè gare ed era nato Phinn, Patrizia mi aveva chiesto se mi rendessi mai conto di quanto tempo trascorrevo lontano da casa. Fortunatamente, ho resistito per altri sette anni, togliendomi altre, belle soddisfazioni», ha aggiunto Philipp, che si è presentato in sala con indosso la sua tuta da gara. «Ho voluto metterla ancora e ci tenevo - ha spiegato a questo proposito - perché nell’autunno dell’anno scorso, quando sono sceso in gara per l’ultima volta della mia vita a Barcellona e ho addirittura vinto di nuovo, il gesto di toglierla per rimetterla in valigia non aveva lo stesso significato di quello che farò oggi, dopo che vi avrò salutato tutti nei panni di pilota e indosserò definitivamente camicia, giacca e pantaloni».
Riassumere in queste righe tutto quello che ha fatto Philipp Peter nel corso della sua lunga carriera agonistica è davvero impossibile. Teniamo però a sottolineare che lui è stato un vincente con qualsiasi tipo di vettura, indipendentemente che fosse a ruote coperte oppure scoperte. Allora, come non ricordare che ha fatto ottime cose anche nelle Indy Light Series, il campionato in cui si correva oltre Oceano per eventualmente approdare poi alla Formula Indy, ossia la F1 nordamericana?
«Se penso a quegli anni - ha concluso Philipp -, non mi pare quasi vero che in seguito ho poi corso ancora per così tanto tempo. Il bello è che una volta mi dicevo che il momento del ritiro sarebbe giunto quando i piloti più giovani avrebbero iniziato a battermi in pista. Io, però, ho continuato a macinare risultati e a fare meglio di molti di loro. Ed è così che sono andato avanti a correre fino all’anno scorso. Quindi, la tuta da gara alla fine me la sono tolta con le mie mani e non sono stati gli avversari più giovani a sfilarmela di dosso. E questa è un’altra, grande soddisfazione!».